venerdì 22 gennaio 2010

Eh, sì. Ho bisogno di scrivere.
Oggi stavo pensando(olè!) riguardo un po' a quello che mi aspetta da domani in poi. Eh, porca miseria, ce ne sono di cose...ho addirittura pensato a mio figlio. E' vero, è presto, ci mancherebbe, però alla fine uno ci pensa. Prima o poi ti tocca pensarci. A me oggi è capitato, e l'ho fatto. Io voglio un bel maschietto. Non che la femminuccia mi farebbe schifo, anzi, però boh, il maschietto forse mi darebbe qualche soddisfazione in più. Da padre. Lo porterei a vedere le partite di calcio, le guarderei con lui sul divano davanti alla TV, lo accompagnerei ai concerti. Sarò il suo compagno. Fino a quando lo vorrà. Poi, come sempre, mi farò da parte. Ma sarò contento di farlo, perché avrà messo un importante pezzo del puzzle della sua vita.
Vabeh, sono andato oltre la cinquantina, ritorniamo al presente.
Oggi sono due anni e un mese che sto con Sonia. La mia ragazza. Mi capita di pensare, ogni tanto, molto più spesso di quando penso al mio maschietto, del mio primo bacio. Alla fermata della Metro. Colosseo. E' stato uno dei baci più veloci della storia. Ma per me, risulta fino ad adesso quello che mi ha cambiato la vita. Me l'ha stravolta.
Sono ripetitivo ogni santissima volta quando parlo di noi, ma alla fine alla verità. Io ancora continuo a guardare ad occhi spalancati la realtà. Non riesco a...oddio, non mi viene il termine. Non riesco a immagazzinare. No, non va bene immagazzinare. Oh, non mi viene il termine, assurdo. Non riesco...vabeh. Praticamente è una cosa troppo grande che non riesco a gestire. Forse perché sono veramente innamorato, forse perché lei, beh, mi ha veramente fatto capire cosa vuol dire vivere. Amare. E perché devo essere falso, mi ha fatto anche capire cosa vuol dire soffrire.
Noi abbiamo superato, da poco, un periodo molto, ma molto difficile. Ma insieme ce l'abbiamo fatta. Pensate, sono bastati dieci giorni, appena, per stabilizzare tutto.
Due anni e un mese. Porca miseria. Facendo un po' di conti sarebbero:
(365*2)+30=730+30=760.
Settecentosessanta giorni. Diciottomiladuecentoquaranta ore. Unmilionenovantaquattromilaquattrocento minuti.
Sessantacinquemilioniseicentosessantamilaquattrocento secondi.
E pensate, a me sembrano ancora pochi...
E se ho sbagliato i calcoli, beh, non rompete i coglioni. Per me continuano comunque ad essere pochi. E lo saranno per sempre. Sì, per sempre.

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